Il 18 marzo, la Commissione europea ha annunciato le vincitrici della 10ª edizione dell’European Prize for Women Innovators, il Premio che valorizza il ruolo delle donne nel guidare il cambiamento tecnologico e promuovere la crescita nell’Unione europea.

Chi sono le donne innovatrici dell’anno, quali idee propongono al mondo della scienza e della tecnologia e come si può migliorare la loro presenza nella ricerca, soprattutto in Italia?

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Il Premio per le Donne innovatrici apre ogni anno la Settimana Europea della Ricerca

L’European Prize for Women Innovators (EPWI) ha aperto anche quest’anno la Settimana europea dell’Innovazione (18-24 marzo) un evento che, attraverso le Giornate europee della ricerca, ha portato a Bruxelles quasi 12.000 persone per confrontarsi sul futuro dell’innovazione a quarant’anni esatti dall’approvazione dei primi Programmi europei sulla ricerca.

Da allora molto è cambiato, in particolare il ruolo dei ricercatori, quasi 69 milioni di persone secondo i dati Eurostat nel 2022: di questi il 52,2% è donna. Per questo l’EPWI mira a promuovere la figura della donna ricercatrice e sostenere, anche economicamente, le soluzioni presentate da donne innovatrici, emergenti o già Leader in campo scientifico.

Il Premio ci offre anche una fotografia aggiornata dei Paesi in cui la Ricerca al femminile è davvero di successo e su cosa si concentrano le tecnologie più avanzate.

Chi sono le Donne Innovatrici e quelle Emergenti?

Le donne premiate dal Consiglio europeo per l’innovazione con l’EPWI sono tutte manager di azienda di punta, impegnate nello sviluppo di tecnologie innovative che spaziano dalla medicina alla mobilità sostenibile nei Paesi appartenenti al progetto di ricerca europea Horizon.

A vincere come Donna Innovatrice dell’anno è Rana Sanyal dalla Turchia con i suoi nanofarmaci intelligenti per la chemioterapia mirata. Poi la tedesca Natalia Tomiyama con i rimorchi elettrici adattabili a pedoni e ciclisti ed infine, Elena García Armada (Spagna) con i suoi esoscheletri pediatrici e ginocchia robotiche.

Premiate come Innovatrici emergenti tante ricercatrici e manager sotto i 35 anni con progetti legati alle app di intelligenza artificiale per le telecomunicazioni (María González Manso, Spagna) o con moduli di propulsione elettrica per nanosatelliti (Sara Correyero Plaza, Spagna) e ancora la medicina, con innovative tecnologie di prevenzione degli effetti collaterali del trattamento del cancro di Bàrbara Oliveira (Irlanda).

Le ricercatrici italiane mancano anche quest’anno: le ultime a vincere furono nel 2020 Valentina Menozzi e Alice Michelangeli con un sistema biotecnologico automatizzato per la cura delle ferite basato sull’uso del sangue del paziente.

Cosa manca alla ricerca italiana al femminile per emergere?

Donne e ricerca: oltre il gap di genere nel mondo scientifico

Il mondo della ricerca italiano è dominato da problemi atavici legati agli scarsi finanziamenti, lo scollamento fra soluzioni presentate e richieste industriali, i limiti di sviluppo dei dottorati e degli sbocchi professionali per i professionisti del settore STEM e la bassa propensione femminile alla scelta di carriere scientifiche (Matilda Effect).

Per migliorare la presenza di donne ricercatrici studi come quelli presentati da Deloitte nel 2022 (Osservatorio STEM) concordano nella necessità di partire dal superamento del gap di genere che affligge da sempre il settore scientifico già a partire dalle scuole primarie e secondarie. Per promuovere la diversità di genere, il PNRR con la Missione 4 “Istruzione e Ricerca” ha già stanziato 250 milioni in corsi di transizione scuola-università per aiutare studenti e studentesse del terzo anno a scegliere la facoltà giusta e soprattutto a comprendere le proprie attitudini anche verso queste materie.

È infatti cruciale puntare sulla sensibilizzazione alle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche: per farlo il Ministero dell’Università ha quest’anno organizzato una Settimana STEM dal 4 all’11 febbraio per stimolare l’interesse dei più giovani verso il mondo scientifico.

Donne nella ricerca, l’esempio femminile guida il cambiamento

Non basta, l’input più importante deve arrivare dal mondo dell’impresa che a quelle competenze aspira e che quelle lavoratrici vuole integrare. Oggi, 15 aprile, UICMA e ACIMAC, Associazioni confindustriali di riferimento per l’imballaggio e la ceramica organizzano a Bologna per gli studenti delle scuole secondarie, un panel sulle professioni del futuro composto solo da donne, ognuna portatrice di un punto di vista privilegiato sull’industria manifatturiera italiana.

È proprio questa rinnovata visibilità delle donne innovatrici stesse ad essere la chiave di svolta della ricerca al femminile: solo proponendo i modelli positivi di donne di successo è possibile spingere i giovani a considerare il mondo dell’Innovazione come un campo di studi percorribile.

I dati del Focus “Le Carriere femminili in ambito accademico” del Ministero dell’Università confermano infatti che nel 2022 grazie ai primi interventi normativi per ridurre la parità di genere e le attività di sensibilizzazione, a percentuale di donne che hanno conseguito il dottorato di ricerca in area STEM ha superato il 42%, un valore maggiore di oltre 5 punti percentuali la media europea (circa il 37%), un lento aumento che dovrà portare all’emersione completa delle Innovatrici italiane in Europa e nel mondo.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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